mercoledì 26 giugno 2013

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Allattamento al seno, fino a quando? Fino a 6 - 12 mesi ed oltre?




Io che ho una bimba di 14 mesi (allattata al seno anche ora), spesso mi chiedo: ma fino a quando è giusto allattarla?
Spesso si sente dire che bastano tre/sei/otto mesi di allattamento, o che il bambino "è grande abbastanza" per non aver più bisogno del latte materno, ma è proprio così?
Secondo le ricerche della Leche Leaguel'allattamento protratto ben oltre l'anno non solo è la cosa migliore dal punto di vista della salute fisica ed emotiva del bambino, ma che ha solide basi evoluzionistiche. E' anche evidente che la donna che allatta ne trae benefici notevoli; insomma, l'allattamento è una cosa giusta e naturale. Ma non è sempre facile; ci sono molti ostacoli anche nella conduzione quotidiana dell'allattamento.

La cultura del biberon e del distacco non aiuta l'allattamento al seno. 
Spesso, un bambino che nasce al giorno d'oggi,  non viene automaticamente attaccato al seno, ma messo nella nursery dell’ ospedale dove in genere, all’insaputa della madre, riceve biberon integrativi (che spesso confondono il suo istinto di suzione), e viene portato dalla mamma a orari, che non hanno niente a che vedere con i suoi ritmi di fame. Per questo è importante informarsi se nell'ospedale scelto si può fare il rooming in (tenere il neonato sempre con se anche di notte), per agevolare l'allattamento al seno.
Purtroppo fin dalla nascita il bambino viene confrontato con altri bimbi allattati al biberon... Gli orari, le tabelle, le quantità prestabilite per il bambino medio allattato artificialmente vengono imposte anche al bambino allattato al seno. Perché succede tutto questo? Come tutti i problemi che incontriamo per quanto riguarda l'allattamento materno, succede perché per molti versi, e spesso inconsciamente, la norma è diventata quella dell'allattamento al biberon.
Quando "la cosa normale" è allattare al biberon, che cosa succede alla donna che allatta al seno? Si trova a misurarsi con dei criteri che si riferiscono a una situazione che non è comparabile con la sua. Questi criteri non sono espliciti, ma sottintesi e dati per scontati; i confronti fra l'allattamento al seno e l'allattamento artificiale sono costanti ma poco evidenti alla maggior parte delle mamme. Si aspettano di allattare con gli stessi orari e per la stessa durata dei bambini allattati artificialmente. Si trovano a fare la doppia pesata, perché il volume del latte che il bambino ingerisce è ritenuto di primaria importanza. Non avendo nessuna idea sul meccanismo della domanda e dell’offerta, rimangono sempre con il dubbio che il latte sia insufficiente. Confrontano il seno con il biberon, il che tradotto in pratica significa che pensano che il seno debba avere tempo per riempirsi, quindi che debbano aspettare un certo numero di ore, e che alla fine della poppata sia vuoto come un biberon vuoto; che il latte sia sempre uguale in tutti i sensi (colore, tempo richiesto per "finirlo", proprietà nutritive e non) a quello del biberon. Si trovano a pesare e misurare il figlio per collocarlo su tabelle e curve di crescita che sono state tarate in base alla crescita di bambini allattati artificialmente. Presumono che il bambino non solo si attenga a un orario ma che diminuisca il numero delle poppate col passare delle settimane; perciò, quando avviene uno scatto di crescita e il bambino chiede più spesso di poppare, pensano di aver perso il latte.
Il latte materno e la formula artificiale non sono comparabili sotto nessun aspetto.
Il primo si assimila molto più in fretta, e quindi è normale che gli intervalli fra le poppate siano molto più brevi; inoltre la formula artificiale ha più scarto, il che significa che è necessaria una quantità maggiore per ottenere un apporto nutritivo simile a quello materno. Quest’ultimo, infine, cambia la sua composizione anche nel corso della poppata, permettendo il bambino di esercitare una selezione a seconda se ha più "sete" o più "fame".
Il bambino allattato col biberon aumenta sempre la quantità di latte via via che cresce; invece quello allattato al seno tende a mantenere quantità praticamente costanti nel tempo e a volte anche a diminuirle perchè la qualità del latte si adegua alla crescita del bambino.
Il bambino allattato artificialmente ha delle feci diverse dal bambino che prende il latte materno e questo può essere fonte di preoccupazione per una madre non informata, che pensa che il piccolo abbia la diarrea; inoltre, poiché il latte materno viene quasi totalmente assimilato, il bambino allattato al seno dopo le prime settimane potrebbe andare di corpo molto meno spesso di uno allattato artificialmente.
La cultura della separazione scoraggia l'attaccamento che l'allattamento al seno invece richiede e facilita. Perciò la mamma si trova in difficoltà quando vede che il bambino non può essere facilmente lasciato ad altri, anzi, spesso non desidera lasciarlo grazie all’intenso coinvolgimento che l'allattamento materno favorisce. Così si trova in contrasto con le persone che ritengono che debba "trovarsi uno spazio", "avere una vita propria" o "non trascurare il marito o il lavoro".
La naturale dipendenza e l'ovvio bisogno di un bambino di essere a contatto fisico con la mamma non sono accettati dalla nostra cultura; non si ha fiducia nella spinta autonoma del bambino a crescere, si ritiene che una persona per crescere ed emanciparsi debba esservi costretta, e che i traumi siano necessari alla maturazione dell’individuo. La madre che è disponibile e sensibile alle richieste del bambino viene perciò messa in guardia sulle conseguenze del "dargliele tutte vinte" o "viziarlo".

L’allattamento materno è in teoria quanto di più semplice e pratico si possa immaginare: il bambino è con la sua mamma, e se piange o ha qualcosa, lo si attacca al seno, e tutto torna a posto. Non servono attrezzature o conoscenze particolari, il latte è gratuito ed a portata di mano nella quantità e qualità necessaria in ogni momento, e il bambino è generalmente sano, tranquillo e soddisfatto. Eppure riuscire a realizzare un allattamento così diviene spesso, nella nostra società, una specie di corsa ad ostacoli, costellata di impedimenti concreti e di boicottaggi occulti.
La cultura della separazione scoraggia negli stessi termini la mamma che tiene molto in braccio il bambino, quella che lo allatta "troppo" e quella che desidera tenere il bambino nel letto con sé; e la sollecita a metterlo a dormire in un'altra stanza. Invece il sonno condiviso, oltre ad essere un modo comodo per non alzarsi ogni volta, è spesso essenziale per la riuscita dell'allattamento al seno

L’allattamento al seno diventerà mai la norma culturale? Ci vorranno più che leggi, ricerche e pronunciamenti autorevoli di esperti di puericoltura per cambiare le cose. Le donne che sanno quanta differenza l’allattamento al seno possa fare nella vita propria e dei loro neonati saranno quelle che cambieranno le norme della nostra cultura. Forse chi sta allattando il suo bambino apertamente (ma discretamente) a una festa di famiglia, sulla panchina del parco, o davanti ai compagni del figlio maggiore, non ha mai pensato di star facendo una dichiarazione pubblica, anche se involontaria. Il suo esempio dimostra agli altri che l'allattamento è importante, e che può essere realizzato da donne normali che vivono nel mondo reale. Troppo spesso diventa automatico assicurarsi che "non si veda niente" o che "non lo sappia nessuno" quando si tratta di allattamento prolungato o in pubblico.
Siamo mammiferi: allattare al seno è il modo semplice e naturale attraverso il quale la natura ha assicurato il conforto, la protezione e la sopravvivenza dei piccoli e quindi dell’intera specie.
Ma il mondo in cui oggi viviamo ci ha talmente allontanato dal nostro continuum biologico ed evolutivo, che risulta necessario riscoprire l’ovvio, e discutere per riaffermare la validità di affermazioni che, fino a poche generazioni fa, erano un semplice dato di fatto:

- Il posto giusto per una mamma e il suo neonato è l’una accanto all’altro.

- Le mamme hanno diritto ad essere materne, cioè affettuosamente attente ai bisogni dei loro piccoli.

 - i bambini sanno autoregolarsi, e sono spontaneamente portati verso i comportamenti e le esperienze che li aiutano a crescere e a sviluppare un rapporto positivo con la realtà e con gli altri.

- Le mamme sanno comprendere bene, e i bambini sanno esprimere chiaramente, quello di cui hanno bisogno per crescere e stare bene: se piangono, c’è una necessità che va soddisfatta, e, se sorridono beati, vuol dire che si sta facendo la cosa giusta.

- La frustrazione non è l’unico modo, e nemmeno il più efficace, per maturare.

- La felicità non ha mai fatto male a nessuno.

Quindi è importante allattare al seno il proprio bambino, ma fino a quando?

L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda l'allattamento materno esclusivo per almeno i primi sei mesi di vita del bambino, mantenendo il latte materno come alimento principale fino al primo anno di vita pur introducendo gradualmente cibi complementari. Suggerisce inoltre di proseguire l'allattamento fino ai due anni e oltre, se il bambino si dimostra interessato e la mamma lo desidera.

Ma quali sono i vantaggi nell'allattare un bambino di età superiore all’anno?

Si possono allattare bambini di età superiore all'anno per gli stessi motivi dei neonati: è un modo di coccolarli, di rassicurarli e di calmarli.
Infatti, le mamme allattano al seno i loro figli più grandicelli perché ne capiscono i bisogni, vogliono dar loro conforto e sicurezza, perché apprezzano la vicinanza che crea l'allattamento, riconoscendone i vantaggi per la salute.
Allattare un bambino oltre l'anno vuol dire aiutarlo a crescere.
Alcuni esperti affermano che un bambino non svezzato dal seno potrebbe avere difficoltà nel diventare indipendente. Tuttavia, di solito, i bambini più timorosi e attaccati alla mamma sono invece quelli a cui è stato richiesto di essere troppo indipendenti troppo presto. Un bambino allattato vede tutti i suoi bisogni di dipendenza soddisfatti, ed è per questo che la vicinanza e la disponibilità della mamma attraverso l'allattamento è il modo migliore di aiutarlo a crescere.
L'allattamento materno può insegnare a un bambino, oltre l'anno d'età, l'idea di "disciplina", qui intesa nel senso di imparare a distinguere cosa è buono e giusto, senza essere punito per il comportamento che normalmente ha un bambino di quella età. Per imparare a essere disciplinato, un bambino ha bisogno di sentirsi bene con se stesso e con il suo mondo. L'allattamento lo aiuta a sentirsi bene con se stesso, proprio perché soddisfa i suoi bisogni.
I bambini più grandicelli hanno il mondo intero da esplorare e l'allattamento fornisce loro un momento tranquillo e calmo nella loro vita in costante movimento.
 
Come per i neonati, anche per i bambini oltre l'anno, l'allattamento comporta vantaggi per la salute. Infatti il latte materno continua a fornire anticorpi e vitamine e può proteggerli da allergie e malattie. Se il bambino si ammala, l'allattamento può aiutare a confortarlo. Infatti, il bambino con lo stomaco in disordine può non tollerare nulla se non il latte della mamma.

Inoltre i bambini piccoli si svegliano spesso di notte, e non c'è niente di più semplice che attaccarli al seno magari per qualche minuto e poi si addormentano soddisfatti. Tenendolo vicino a te di notte questo gesto risulterà più semplice e più facile e ti costerà meno fatica.

Sfortunatamente, non si vedono spesso mamme che allattano bambini oltre l'anno. Se c'è vicino a te un gruppo de La Leche League, frequentarlo può essere una buona occasione per conoscere altre mamme che allattano bambini oltre l'anno.

Fonte: http://www.lllitalia.org/index.php?option=com_frontpage&Itemid=1
 
 
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